Pagina:Svevo - La novella del buon vecchio e della bella fanciulla ed altri scritti, 1929.djvu/209

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Il Gaia si eccitava parlando dei varii episodi cui aveva assistito nel pomeriggio. Faceva della retorica, perchè era venuto il momento di gonfiare il suo patriottismo che non era stato grande prima dell’arrivo degl’italiani. Sapeva gonfiare tutto, lui, essendo sempre pronto ad accalorarsi per qualunque cosa piacesse a coloro ch’eran o potevano divenire suoi clienti.

Echeggianti da lontano, anche le parole che disse Mario potrebbero ora essere tacciate di retorica. Ma bisogna ricordare che quel giorno era dovere della parola, specie in bocca di chi per destino non aveva agito, di essere anch’essa forte ed eroica. Mario tentò di affinarsi per essere all’altezza della situazione e, com’è naturale, ricordò di essere un letterato. La parte più fine della sua natura si destò per protendersi alla storia. Disse letteralmente: — Vorrei saper descrivere quello che oggi sento. — E, dopo una lieve esitazione: — Bisognerebbe avere una penna d’oro con cui vergare le parole su una pergamena alluminata.

Era una rinunzia, perchè fra altre molte cose, a Trieste mancavano allora penne d’oro e pergamene alluminate. Ma al Gaia parve tut-