Pagina:Svevo - La novella del buon vecchio e della bella fanciulla ed altri scritti, 1929.djvu/237

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quello che alla sua realtà non si conformi. Anche qui egli eliminò. Finse, per cortesia, di guardare il cedolino che il Gaia sempre ancora teneva in alto. Così si guarda uno sconosciuto che, per caso, su un marciapiede, ci impedì per un istante di procedere.

Fu così che Mario firmò le due copie del contratto. Egli, alcuni giorni dopo, doveva riaverne una munita della firma dell’editore. Intanto però gli consegnavano l’assegno ch’equivaleva ai denari (come il Gaia spiegò): una tratta a vista della ditta Westermann all’ordine di Mario su una Banca di Vienna.

Quando uscirono dal caffè, prima di lasciare il tedesco, Mario avrebbe voluto ringraziarlo, e tentò di ripetere in tedesco una parola di ringraziamento che si era fatta suggerire dal Gaia. Ma poi il Gaia stesso lo interruppe: — Va là che anche lui ci ha il suo tornaconto. — Voleva restar solo con Mario, e congedò l’altro che parve di aver anche lui premura di correre via.

— Adesso — propose il Gaia — andiamo insieme alla Banca a consegnare quest’assegno all’incasso.