Pagina:Svevo - La novella del buon vecchio e della bella fanciulla ed altri scritti, 1929.djvu/275

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il sonno. Ma in quella s’accorse che nella sua stanza mancava qualche cosa cui egli era uso: il russare del fratello. Che Giulio non dormisse ancora? A quell’ora! Sarebbe stata una cosa grave.

Quando Mario ebbe accesa la lampada, Giulio lo guardò timoroso, e per la paura di dover sopportare degli altri rimproveri, confessò il proprio turbamento: — Non so consolarmi di aver aggravato i tuoi pensieri col non ricordarmi le precise parole che mi furono dette da quel giovinetto.

— E non dormi per questo? — esclamò Mario profondamente addolorato. — Oh, te ne prego. Dormi, dormi subito. Adesso so perchè non potevo dormire io stesso. Per chetarmi devo sentir dormire te. Via, mettiti in pace. Di quella storia parleremo domani.... — E s’accinse a spegnere la luce.

A Giulio non pareva vera tanta dolcezza che pioveva sul suo letto. E volle goderne ancora. Impedì a Mario di spegnere la luce: — Tu sei più calmo ora. Perchè non si potrebbe farmi ora la lettura? Sei poi guarito della gola? Io