Pagina:Svevo - La novella del buon vecchio e della bella fanciulla ed altri scritti, 1929.djvu/297

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vera, si sviluppò smisuratamente, e tutto il bene si chiamò madre, il bel tempo e l’abbondanza, e quando soffrivano pulcini, anitroccoli e tacchinucci divenivano veri fratelli perchè sospiravano la stessa madre.

Uno dei più anziani un giorno giurò ch’egli la madre l’avrebbe trovata non volendo più restarne privo. Era il solo che nel pollaio fosse battezzato e si chiamava Curra perchè quando la contadina col becchime nel grembiale chiamava curra, curra, egli era il primo ad accorrere. Era già vigoroso, un galletto nel cui animo generoso albeggiava la combattività. Sottile e lungo come una lama, esigeva la madre prima di tutto perchè lo ammirasse: La madre di cui si diceva che sapesse procurare ogni dolcezza e perciò anche la soddisfazione dell’ambizione e della vanità.

Un giorno, risoluto, Curra con un balzo sgusciò fuori della siepe che, fitta, contornava il giardino natìo. All’aperto subito sostò intontito. Dove trovare la madre nell’immensità di quella valle su cui un cielo azzurro sovrastava ancora più esteso? A lui, tanto piccolo, non era possibile di frugare in quell’immensità.