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lieve indisposizione lo induceva a rimandare gli affari al giorno dopo. E per stare meglio sapeva anche dimenticare gli affari non appena il suo impiegato se n’era andato. Si sedeva davanti alla stufa e amava di gettarvi dei pezzi di carbone che guardava poi bruciare. Poi chiudeva gli occhi abbacinati e li riapriva per riprendere lo stesso giuoco. Così passava la sera di giornate pur esse tanto vuote.
Ma così non doveva finire la sua vita. È il destino di certi organismi di non lasciar alcun residuo per la morte che così non arriva ad afferrare altro che un vaso vuoto. Tutto quanto poteva ardere arse e l’ultima sua fiamma fu la più bella.