Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/107

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dava! Non era mica il Volpini, sai. — S’interruppe per guardare Emilio ed esaminare se forse la calma che gli scorgeva non fosse derivata dalla presunzione che l’uomo col quale lo si tradiva fosse il Volpini.

Emilio continuava a prestar orecchio fingendo di essere sorpreso da tale notizia. — Ne sei poi sicuro? — chiese coscienziosamente. Sapeva che il Volpini non si trovava a Trieste, e perciò non aveva neppure pensato a lui.

— Oh, bella! Conosco il Volpini e poi conosco anche quest’altro. L’ombrellaio di Barriera Vecchia. Quello delle ombrelle ordinarie, colorite. — Qui venne una descrizione particolareggiata dell’ombrellaio alla doppia luce gialla del gas e degli occhi di Angiolina. Calvo e pur tanto nero! — È un mostro in natura perchè resta nero in qualunque luce lo si vegga. — Il Balli terminò il suo racconto: — Giacchè non v’è ragione di aver compassione di te, ne provo unicamente per quella povera Giulia. L’ombrellaio non ha un amico come me cui addossare le brutte appendici delle sue belle avventure. Fu lei la maltrattata! Dovette contentarsi di un bicchierino di rosolio, mentre Angiolina con grande apparato si fece dare un cioccolatte e una grande quantità di focacce.

Ed Emilio sembrava prendere interesse a tutte le spiritose osservazioni dell’amico. Non aveva più neppur bisogno di sforzo per simulare indifferenza; si era quasi cristallizzato nel primo sforzo e avrebbe potuto dormire conservando stereotipato quel sorriso