Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/141

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tuto resistere se gli fosse stata data l’opportunità di spiegare e ragionare, e se fosse stato obbligato ad ascoltare.

Ritornò a casa molto più tranquillo di quando ne era uscito. Era sorta in lui l’ostinazione di cui egli era disposto di vantarsi come di una forza. Non avrebbe avvicinata Angiolina che nel caso in cui ella ne lo avesse pregato. Egli poteva attendere, e quella relazione non poteva e non doveva essere ripresa da lui con un atto di sommissione.

Ma il sonno non voleva venire. Nei vani tentativi di conquistarlo, la sua agitazione crebbe come nella corsa della sera innanzi. La sua fantasia agitata architettò intero il sogno di un tradimento del Balli. Sì, il Balli lo tradiva. Stefano aveva poco prima confessato di aver sognato di far posare Angiolina per un bozzetto. Ora, sorpreso nel suo studio da Emilio, con essa, mentre la copiava, seminuda, si scusava, ricordando quella confessione. Ed Emilio, per punirlo, trovava delle frasi roventi d’odio e di disprezzo. Erano ben diverse da quelle ch’egli aveva dirette ad Angiolina perchè qui egli aveva tutti i diritti: la lunga amicizia prima di tutto, e poi la formale promessa. E come erano complesse quelle frasi! Erano finalmente dirette a persona che le poteva comprendere come chi le diceva.

Fu strappato a questi sogni dalla voce di Amalia ch’echeggiava tranquilla e sonora nella stanza vicina. Egli provò un sollievo ad esser stato tratto dal suo incubo e saltò dal letto. Si appostò ad origliare. Udì