Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/201

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va molto bene come avesse da comportarsi. Tale bisogno era sentito da lui tanto spesso che la sua borsa ne fu presto esausta. Accettando, ella non dimenticò mai di protestare e visto che l’accettazione non importava mai più di un semplice atto, quello di stendere la mano, mentre la protesta era fatta con molte parole, a lui rimasero impresse più queste che quello, e continuò a ritenere che anche senza di quei doni la loro relazione sarebbe rimasta la stessa.

La penuria nella famiglia d’Angiolina doveva essere grande. Ella aveva fatto ogni sforzo per impedirgli di venire a sorprenderla nella sua casa. Quelle visite inaspettate non le garbavano punto. Ma le minacce di non farsi trovare, di farlo gettare giù dalle scale dalla madre, dai fratelli o dal padre, non approdarono a nulla. Era certo che quando egli aveva tempo, di sera, sul tardi, capitava a trovarla, e ciò sebbene molto spesso venisse a tenere compagnia alla vecchia Zarri. Erano i sogni che lo trascinavano lassù. Egli sperava sempre di trovare Angiolina mutata e veniva frettoloso a cancellare l’impressione — sempre triste — dell’ultimo ritrovo.

Allora fece un ultimo tentativo. Gli raccontò che il padre non le dava pace e che le era riuscito con grande fatica di trattenerlo dal fargli una scenataccia. Tutto quello che aveva potuto ottenere era la promessa che si sarebbe astenuto dall’usare violenze, ma le sue ragioni il vecchio voleva dirgliele. Cinque minuti dopo entrò il vecchio Zarri. Ad Emilio parve che il vecchio, un uomo lungo, magro, tenten-