Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/212

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mite da una stufa piramidale. Una grande quantità di sedie e poltrone di varia forma e grandezza toglievano allo studio, con le loro forme eleganti, il suo carattere di magazzino. Erano differenti l’una dall’altra perchè il Balli diceva di aver sempre bisogno di riposare in conformità al sogno che gli occupava la mente. Anzi trovava sempre che gli mancavano ancora delle forme di sedie di cui sentiva talvolta d’aver bisogno. Angiolina posava su un trespolo munito di soffici cuscini bianchi; in piedi, su una sedia, accanto ad un altro trespolo girevole, il Balli lavorava alla sua figura appena abbozzata.

Vedendo Emilio saltò giù per salutarlo vivacemente. Anche Angiolina abbandonò la posa e sedette sui cuscini candidi; pareva riposasse in un nido. Salutò Emilio con grande gentilezza. Da tanto tempo non si vedevano. Lo trovava un po’ pallido. Era forse indisposto? Il Brentani non seppe esserle grato di tante manifestazioni d’affetto. Ella voleva probabilmente dimostrargli gratitudine perchè la lasciava tanto sola col Balli.

Stefano s’era soffermato dinanzi al proprio lavoro. — Ti piace? — Emilio guardò. Su una base informe poggiava inginocchiata una figura quasi umana, le due spalle vestite, evidentemente quelle d’Angiolina nella forma e nell’atteggiamento. Fatta fino a quel punto la figura aveva qualche cosa di tragico. Pareva fosse sepolta nell’argilla, facesse degli sforzi immani per liberarsene. Anche la testa su cui qualche colpo di pollice aveva incavate le tempie e lisciata la