Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/217

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mente fresca. Gli venivano brividi al pensiero di dover passare tutte quelle ore in mezzo al baccanale.

Angiolina chiese se egli avesse il palco per tutta la stagione e volle poi sapere esattamente in quale posizione. — Spero bene — disse il Balli ridendo — che se ti mascheri mi verrai a trovare.

— Non sono mai stata ad un veglione — assicurò Angiolina con grande vigore. Poi aggiunse, dopo averci pensato come se avesse scoperto allora che c’erano dei veglioni: — Mi piacerebbe tanto di andarci. — Fu stabilito subito, subito: sarebbero andati al veglione che si dava la settimana ventura a scopo di beneficenza. Angiolina spiccava dei salti dalla gioia, e parve tanto sincera che persino il Balli le sorrise con affabilità, come a un bambino cui si è lieti di aver dato con piccolo sforzo un grande piacere.

Allorchè i due uomini rimasero soli, Emilio riconobbe che la seduta non gli era dispiaciuta. Il Balli, congedandosi, convertì in fiele la dolcezza goduta quel giorno, dicendogli: — Sei stato contento di noi. Riconoscerai che ho fatto del mio meglio per soddisfarti.

Egli doveva dunque l’affabilità d’Angiolina alle raccomandazioni del Balli, e ciò lo umiliò. Era una nuova, forte ragione di gelosia. Si propose di far capire al Balli ch’egli non amava di dover l’affetto di Angiolina all’ascendente altrui. Con quest’ultima, poi, alla prima occasione, si sarebbe dimostrato meno grato di quelle manifestazioni d’affetto che l’avevano