Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/224

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Nella città laboriosa, in cui a quell’ora nessuno camminava per diporto, la figura di Angiolina, morbida e colorita, con quel passo calmo e quell’occhio attento a tutt’altra cosa che alla propria strada, attirava l’attenzione di tutti. Ed egli sentì che, vedendola, si doveva immediatamente pensare all’alcova per cui ella era fatta. Non uscì per tutta la mattina dall’eccitazione che aveva prodotta in lui quell’immagine.

Si propose di far sentire a mezzodì ad Angiolina il valore del proprio aiuto, e di fruire di tutti i vantaggi che quella posizione eccezionale gli offriva. Fu ricevuto dalla vecchia Zarri, che con grande gentilezza lo invitò ad accomodarsi in stanza della figlia. Egli, stanco della salita che aveva fatta rapidamente, si assise, sicuro di veder comparire Angiolina. — Non c’è ancora — disse la vecchia guardando verso il corridoio come se anche lei si fosse attesa di veder capitare la figlia.

— Non c’è? — chiese Emilio provando una delusione tanto dolorosa da indurlo persino a non credere alle proprie orecchie.

— Non capisco perchè ritardi — continuò la vecchia, sempre guardando fuori della porta. — Sarà stata trattenuta dalla signora Deluigi.

— Fino a che ora potrebbe tardare? — domandò egli.

— Non so, — rispose l’altra con una grande ingenuità. — Potrebbe essere qui subito, ma se ha pranzato dalla signora Deluigi, allora potrebbe tar-