Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/38

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precedente, non aveva mangiato, si sentiva molto debole.

Egli senz’altro le credette: — Domani se tu non stessi meglio, chiameremo il dottore.

Allora al dolore d’Amalia s’aggiunse l’ira che egli così leggermente si lasciasse ingannare sulla causa delle sue lagrime; quella era la prova della più completa indifferenza. Non ebbe più ritegno, e gli disse che lasciasse stare il dottore perchè per quella vita ch’ella faceva non valeva la pena di curarsi. Per chi viveva e perchè? Visto ch’egli non voleva ancora comprendere e la guardava estatico, ella disse tutto il proprio dolore: — Neppur tu hai più bisogno di me.

Egli, certo, non capì, perchè invece di commuoversi s’adirò: Egli aveva passata la sua gioventù solitario e triste; era troppo giusto che di tempo in tempo s’accordasse qualche svago. Angiolina non aveva importanza nella sua vita: era un’avventura che sarebbe durata qualche mese e non più. — Sei veramente cattiva di farmene un rimprovero. — Si commosse soltanto nel vederla continuare a piangere, senza parole, in un’inerzia sconsolata. Per confortarla le promise che sarebbe venuto più spesso a tenerle compagnia; avrebbero letto e studiato insieme come in passato, ma ella doveva procurare d’essere più allegra perchè egli non amava le persone tristi. Il suo pensiero volò ad Ange! Come sapeva ridere a lungo, lei, con risate prolungate e contagiose, e sorrise egli stesso pensando che quelle risate avrebbero echeggiato in modo ben strano nella sua triste casa.