Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/66

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quale risposta egli esigesse, e, proprio per compiacergli, disse senz’alcun entusiasmo: — Oh, sarebbe magnifico.

Ma egli era già profondamente offeso. Aveva sempre creduto che quando si fosse deciso a farla sua, ella avrebbe accettato con entusiasmo qualunque condizione ch’egli le avesse imposta. Invece, no! Tanto in alto ella non si sarebbe trovata bene neppure con lui e, nell’oscurità, egli vide dipinta su quel volto la meraviglia che si potesse proporle di andar a passare la gioventù fra la neve, nella solitudine; la sua bella gioventù, dunque i capelli, i colori della faccia, i denti, tutte le cose ch’ella amava tanto di veder ammirate dalla gente.

Le parti erano invertite. Egli aveva proposto, sebbene per figura retorica, di farla sua ed ella non aveva accettato; ne rimase veramente costernato! — Naturalmente — disse con ironia amara — lassù non ci sarebbe nessuno che potrebbe regalarti delle fotografie, nè troveresti sulla via della gente fermata a guardarti.

Ella sentì l’amarezza, ma non si offese dell’ironia perchè le sembrava di aver ragione e si mise a discutere. Lassù faceva freddo ed ella non amava il freddo; d’inverno si sentiva infelice persino in città. Poi, a questo mondo, non si vive che una volta sola, e lassù si correva il pericolo di vivere più brevemente dopo d’esser vissuto peggio, perchè non le si darebbe ad intendere che possa essere molto divertente di vedersi passare le nubi anche sotto ai piedi.