Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/68

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il desiderio di conoscerlo. Dove mi ha vista da desiderare di conoscermi?

Non era cosa nuova ch’ella, in faccia a lui, dimostrasse dell’interessamento per altri uomini, ma come era doloroso! — Non sapeva nemmeno che tu esista — disse egli bruscamente. — Ne sa quanto io gliene dissi. — Sperava di averle fatto dispiacere mentre invece ella gli fu molto grata d’aver parlato di lei. — Chissà, però — disse con accento comicissimo di diffidenza — che cosa tu gli avrai detto di me.

— Gli dissi che sei una traditrice, — disse egli ridendo. La parola li fece ridere di cuore e furono immediatamente di buon umore e in buona armonia. Si lasciò abbracciare lungamente e, tutt’ad un tratto molto commossa, gli mormorò nell’orecchio: — Sce tèm bocù. — Egli ripetè questa volta con tristezza: — Traditrice. — Ella rise di nuovo fragorosamente, ma poi trovò qualche cosa di meglio. Baciandolo, gli parlò sulla bocca, e, con una grazia ch’egli non dimenticò più, una voce dolce, supplichevole che mutava timbro, gli chiese più volte: — Non è vero che non è vero ch’io sia quella tal cosa? — Perciò anche la chiusa della serata fu deliziosa. Bastava un gesto indovinato d’Angiolina per annullare ogni dubbio, ogni dolore.

Al ritorno egli si rammentò che il Balli aveva da portar con sè una donna e s’affrettò di parlarne. Non parve ch’ella ne provasse dispiacere; poi però si informò con un aspetto d’indifferenza che non poteva essere simulato, se quella donna fosse molto a-