Pagina:Svevo - Una vita, 1938.djvu/127

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Se aveva compreso che lo si voleva adulare, derideva allegramente gli adulatori. 

Quando Maller aveva cominciato a fare le sue confessioni letterarie, Annetta disse ad alta voce ad Alfonso: 

— Stia attento perché ne sentirà delle grosse. 

Alfonso stette meno attento precisamente perché agitato dalla frase che in quel generale discorrere gli perveniva come un regalo inaspettato. 

Maller ben presto si alzò e salutò tutti con un inchino. Si diresse verso Francesca seguito dallo sguardo attento di Alfonso. Sembrava che Francesca non si accorgesse ch’egli si avvicinava, ma quando le fu vicino, senza curarsi di affettare sorpresa, alzò gli occhi dal lavoro, lo guardò calma e gli stese la manina ch’egli altrettanto calmo strinse nella sua: 

— Perché si rovina la vista facendo di tali lavori? 

Ella ritirò la mano ch’egli ancora avrebbe trattenuto: 

— Non mi fa male. 

Quando Maller passò ancora una volta dinanzi al tavolo per uscire, gli uomini si alzarono per salutare. L’unica che alla sua uscita non aveva né da sentirsi sollevata né da mutare contegno era Annetta. 

Soltanto all’atto di congedarsi, Annetta sottovoce chiese ad Alfonso a che punto fosse il romanzo. 

— Non ho saputo far nulla perché c’è il guaio che ancora non so che cosa fare. 

Dopo aver riflettuto per un istante, Annetta gli disse a bassa voce: 

— Venga domani alle sette; può? 

— Certo! — e si sentí battere il cuore. 

Cosí a bassa voce si davano anche gli appuntamenti amorosi. 


XII


Alfonso venne accolto da Santo sulle scale. 

— L’attendevo, — disse costui sorridendogli con grande amicizia.