Pagina:Svevo - Una vita, 1938.djvu/177

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piú oltre, come del resto non si curò di Lucia che gli stava seduta accanto. Parlò piú che con altri con Alfonso che la Lanucci gli aveva presentato quale impiegato della casa A. Maller e C. e letterato. Una grandezza ingrandisce la casa ove abita. 

Rorli si mise a chiacchierare di letteratura e naturalmente di romanzi francesi. Era entusiasta di Alessandro Dumas e di Paul de Kock, ammirazioni che Alfonso aveva dimenticate. Fra’ due fece la peggior figura Alfonso, il quale aveva dichiarato di conoscere quella gente ma poi non aveva saputo dimostrare di conoscerne tutte le opere, compresi dei lavorucci che per la prima volta udiva nominare, mentre Rorli ne sapeva raccontare alla Lanucci, che ci si divertiva un mondo, tutto l’argomento. 

Era in fondo un grande ciarlatano che riportò l’ammirazione di tutti nonché di Alfonso, il quale, pur riconosciutolo ignorante, era rimasto impressionato da tanta facilità di parola. Poi fino a tarda ora, dalla sua stanza, udí le confabulazioni dei Lanucci e chiaramente che la vecchia dichiarava che il fabbricante molto le piaceva. 

Ma il Rorli non si fece piú vedere. Aveva forse capito di che si trattasse e, invitato da Gustavo, si scusava e prometteva di venire e mancava. Gustavo però aveva ottenuto un trionfo e lungamente se ne vantò. 

Alfonso, tanto per darsi l’aspetto di occuparsene anche lui, portò seco un giorno Miceni sotto il pretesto di fargli vedere la sua stanza. Abituato a maggiore comodità ed eleganza, Miceni non seppe trattenere il riso dinanzi a quelle mura nude, quell’enorme letto di ferro e il tavolinetto di cui una delle quattro gambe era troppo corta. 

La signora Lanucci lo fece accomodare in tinello e gli presentò la figliuola ch’egli salutò seduto, con un leggero cenno del capo ma molto amichevolmente, avvezzo come era a trattare con le sartine. 

Fece però molti complimenti, ciarlò molto e di cose che alle donne piacciono. Persino ammirò il vestito di Lucia e lo paragonò a quello che aveva visto portato dalla signora Canciri, una delle piú ricche signore del paese. Era