Pagina:Svevo - Una vita, 1938.djvu/189

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alla freddezza, e uno sguardo o una parola dolce lo portavano immediatamente ad aggressioni delle quali poscia non sapeva pentirsi. 

In compenso Alfonso non ebbe alcuna ragione di lagnarsi di Federico perché dopo quella prima sera venne trattato da lui con aristocratica freddezza, ma non bruscamente. Poco dopo l’arrivo del fratello, Annetta aveva pregato Alfonso di fargli credere che non lavoravano piú al romanzo. A Federico ne era stato parlato e sembrava ch’egli non si fosse mostrato soddisfatto di tale collaborazione. 

Una sera, con un sorriso che voleva essere amichevole, chiese ad Alfonso: 

— E quel romanzo perché non venne terminato? 

— Non per colpa mia. Un bel giorno alla signorina l’argomento spiacque e lo lasciò. Forse si riprenderà! 

Federico parlò contro i lavori fatti in collaborazione. Un lavoro non poteva essere buono se fatto in due e, se risultava buono, era segno che ogni singolo dei due collaboratori sapeva fare di meglio. 

Alfonso non si sentí il coraggio di sostenere una discussione: 

— Secondo i casi e i temperamenti, credo, — disse modestamente. 

A modi amichevoli fra’ due non si arrivò mai. Alfonso si sentiva specialmente seccato che Federico non sapesse ascoltare e non prendesse interesse che alle cose concernenti la propria personcina o che alla medesima potessero dare maggior risalto. Pensò che anche quella persona aristocratica doveva essere poco abituata a frequentare società e a subirne il peso, perché il primo risultato che si ha dall’abitudine di avvicinare i proprî simili, specie gl’intelligenti, è di saper sopportare la noia delle idee altrui. Bastava questo solo difetto di Federico per dividere definitivamente i due uomini, perché, dal canto suo, Alfonso, — era un frutto della sua ambizione letteraria, — esigeva talvolta di essere ascoltato attentamente. Sospettava che il contegno di Federico fosse tale soltanto in sua compagnia, per disprezzo. 

Anche dopo di aver riconosciuto che non v’era la pos-