Pagina:Svevo - Una vita, 1938.djvu/258

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scuse inutili. Non vi servirebbero a nulla. Soltanto la vostra presenza qui può salvarvi, salvarci.» 

Questo ch’ella diceva essere un ammonimento somigliava molto a una domanda di aiuto, ed egli ne fu scosso. Naturalmente non poteva neppur pensare a lasciare il villaggio e abbandonare la madre moribonda, cosí che egli veniva salvato da ogni dubbio, e per quanto Francesca ammonisse e gridasse egli non poteva darle ascolto. Ma era ben triste che con un atto, che a lui era sembrato naturale e necessario ma che ad ogni altro uomo sarebbe parso irragionevole, egli si fosse posto sulla via che Francesca con tanta energia perseguiva. Le aveva lui impedito il cammino mentre ella aveva sperato di trovare in lui un alleato nella sua lotta alla quale anche in nome dell’onestà e della giustizia si doveva augurare la vittoria. Maller l’aveva sedotta ed era troppo giusto che la sposasse. Era l’unico rimorso che avesse Alfonso. Piú che Annetta egli si rimproverava di aver tradito Francesca. 

Stette per un’ora circa accanto al letto della madre assorto nei suoi pensieri. 

— Quella lettera ti dà molto pensiero? — chiese la signora Carolina che da lungo tempo lo osservava. 

Ella parlava poco perché le dava fatica e le poche parole che diceva erano qualche volta pronunciate molto tempo dopo pensate. Forse ella era stata ad osservare il suo volto dal momento in cui egli s’era abbandonato alle sue riflessioni. 

Egli trasalí. 

— No! — rispose, — è un amico che mi chiacchiera su cose che non mi fanno ridere. 

Ella non chiese altro. Le costava un grande sforzo rivolgere la sua attenzione alle cose di fuori ed era facile ingannarla. 

La lettera di Francesca gli portava del resto una buona notizia. Proprio come essa lo aveva preveduto, la sua partenza dalla città era equivaluta a una rinunzia ad Annetta. Ora ne era sicuro, sarebbe stato lui l’abbandonato e la parte gli piaceva molto piú che quella di traditore. Intuiva che invece Annetta non avrebbe sopportato di es-