Pagina:Svevo - Una vita, 1938.djvu/295

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Egli però era preparato a peggio e accolse quasi con gioia chi finalmente veniva a dargli delle spiegazioni. 

— Sono rassegnato! — rispose e non trovò altro da dire. Esitò tanto che Francesca si accinse ad allontanarsi ma egli la fermò; era l’unica persona dalla quale potesse sperare di avere esatte notizie sui sentimenti che in casa Maller si nutrivano per lui e, perduta quell’occasione, sapeva che non tanto facilmente ne avrebbe trovata altra di parlare con lei. 

— Ma perché, perché? — chiese con voce strozzata. Non era quella la domanda ch’egli avrebbe voluto fare; se non gli fosse sembrato sconveniente, avrebbe chiesto senz’altro che cosa allora si chiedesse da lui. 

— Dovete conoscerne la ragione; ve l’ho spiegata per lungo e per largo prima che il fatto avvenisse. — Anche la sua voce aveva tremato ma d’ira. — La vostra partenza somigliava ad una fuga da donna che volesse accalappiarvi, e Annetta ha avuto ragione. 

— Ma è morta mia madre! — protestò Alfonso. — Non basta questo a spiegare la mia assenza? 

Francesca rimase fredda. 

— Voi non sapevate ch’era ammalata quando partiste o me lo avreste detto. Fuggivate le noie della vostra fortuna, o almeno cosí mi sono spiegata io la vostra fuga. 

La figurina sempre composta, il volto pallido sempre uguale, ella andava sempre piú adirandosi senza gestire affatto ed egli sentiva l’ira nel suono della voce che già conosceva. Quanto poi gli disse erano cose che soltanto l’ira poteva averla spinta a confessare cosí esplicitamente. 

Ella abbandonava il giuoco per perduto. Premise che la sua principale sventura era stata d’imbattersi in gente della specie dei Maller, ma poi era stato Alfonso a decidere della sua sorte. 

— A quest’ora sarei moglie di Maller, se non mi fosse capitato fra’ piedi l’imprevisto, voi, un uomo simile al quale spero ne esistano pochi a questo mondo, un imbecille! 

Egli già sapeva che Francesca era l’amante di Maller e le rivelazioni di Francesca non gli apportavano che la