Pagina:Svevo - Una vita, 1938.djvu/330

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nefattore da lui attendesse. Gli disse con aspetto commosso: 

— Lei vuol bene ai genitori di Lucia come se fosse loro stesso figliuolo. 

Non si poteva esprimersi piú delicatamente. Rimasero d’accordo che il giorno appresso Gralli sarebbe andato dal vecchio Lanucci a chiedergli la mano della figliuola. 

La Lanucci gli corse incontro sulle scale: 

— È dunque tutto messo in ordine? 

— Chi glielo ha detto? 

— Gustavo! si trovava però in tale stato ch’io dubitava della verità delle sue parole! Caro il mio figliuolo! Gli feci torto! 

Gettava baci all’aria e saltava sulle scale come una ragazzina. 

Lo lasciò solo senza salutarlo e, coricandosi, Alfonso udí ch’ella aveva destato il marito per dargli la lieta novella. La intese poi di nuovo nella stanza di Lucia e pervenne sino a lui il suono di baci sonori. La ragazza, dalla gioia, si mise a singhiozzare. 

Finalmente nella casa tutti riposavano all’infuori di lui. Aveva fatto bene a non gettare in faccia alla Lanucci il suo beneficio perché sarebbe stato un voler diminuire la sua gioia. Prima o poi ella l’avrebbe appreso. Non voleva fare la parte di benefattore sconosciuto, ma nemmeno avere l’aspetto di ricercare riconoscenza. S’addormentò lieto; precisamente quella riconoscenza a cui s’attendeva lo rendeva tanto lieto. Soltanto parecchi giorni dopo egli s’avvide della grandezza del sagrificio fatto e di quanto avesse peggiorato la sua condizione con quell’enorme diminuzione del suo capitale. 

Avendo gironzato a lungo per le vie, la sera appresso giunse molto tardi a casa e non ci trovò piú Gralli che doveva esserci stato per parecchie ore. Non arrivò a sapere di che cosa avessero parlato perché nessuno si curò di raccontarglielo, ma gli fu facile comprendere dal loro contegno che nulla sapevano ch’era lui che aveva salvato Lucia. 

Subito dopo la sua venuta, la giovinetta uscí, facendogli, per unico saluto, un inchino riservato, freddo. La