Pagina:Svevo - Una vita, 1938.djvu/44

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gressive, tanto inquietanti insomma, mi vien fatto di pensare a quell’inglese che ad una troppo focosa rammentava che pagava per baciare e non per venir baciato! 

Sulla piazza della Stazione strinse la mano ad Alfonso e, con un saluto a mezza voce, lo lasciò e si diresse verso il caffè. Alfonso che aveva freddo, si avviò verso casa correndo.


V


In maggio, quell’anno, si ebbero già delle forti caldure; per alcune settimane, dal cielo senza nubi, il sole inviò dei raggi cocenti certo non primaverili. 

— È un’ingiustizia — diceva Ballina — che con queste paghe miserabili si debba sudare tanto già in maggio. 

Il lavoro non era ancora diminuito. Uscivano dalla stanza del signor Cellani, passavano per quella di Sanneo e terminavano in corrispondenza, pacchi enormi di lettere arrivate. Sbuffava persino Giacomo che da essi non aveva che il disturbo di trasportarli da un luogo all’altro. 

In giugno principiava a pena la diminuzione del lavoro, e Miceni, col suo metodismo abituale, aveva spiegato ad Alfonso la legge che regolava questa diminuzione: 

— In giugno si ritirano alla campagna i piú ricchi banchieri, gli scienziati del mondo bancario, gl’iniziatori della speculazione. Il nostro lavoro giornaliero rimane il medesimo perché quello non è creato da costoro, ma mancano le foghe inaspettate di lavoro, tanto dolorose ai subalterni, le emissioni e le conversioni. Già in luglio diminuisce il lavoro bancario, non perché sia avvenuto nulla di nuovo alle banche, ma perché a loro volta si mettono in libertà i piú ricchi commercianti. In agosto, il piú bel mese dell’anno, si trovano al verde, presidenti di banca, direttori e peggio, unitamente ai commercianti. Non rimane a casa che il numero necessario d’impiegati. 

Da Maller il processo non corrispondeva a questa regola. In maggio e giugno prendevano il permesso alcuni im-