Pagina:Tacito - La Germania, versione di F. T. Marinetti, 1928.djvu/113

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Cap. XX

Non c’era alcun vantaggio a essere senza prole, come invece avveniva a Roma dove (come sappiamo da Orazio) i vecchi senza figli erano corteggiati e accarezzati dai cacciatori di testamenti.


Cap. XXIV

Tra le occupazioni della giornata, avevano i Germani gli spettacoli e i giuochi. Dei primi faceva parte la danza delle spade, che si eseguiva però, non a scopo di lucro, come a Roma facevano gli iaculatores, ma per passatempo. Invece i Germani giocavano seriamente e pericolosamente, ai dadi, giuoco che a Roma era vietato, e solo ammesso, per scherzo, nei banchetti.


Cap. XXV

«Fatta eccezione per quei popoli che sono sotto il dominio di un re». Tacito ciò afferma con riflessione all’influsso esercitato a Roma dai liberti su taluni imperatori.


Cap. XXVIII

Comincia con questo capitolo la trattazione particolare della Germania, essendo terminata quella generale.

La Selva Ercinia comprendeva, per Tacito, i monti della Germania centrale, dal Reno alle prime asperità dei Carpazi. Qui è intesa la sola parte occidentale.


Cap. XXIX

Dopo aver parlato dei popoli celtici emigrati sulla riva sinistra del Reno, Tacito prende ora a trattare delle stirpi propriamente germaniche, principiando da quelli che occuparono il Delta renano.


Cap. XXXVII

I Cimbri, di cui Tacito fa qui menzione, e che stanno sulle coste del Mare del Nord, sono la parte rimasta in Germania dell’invasione cimbro-teutonica, arrestata e distrutta da Mario nelle due famose battaglie di Aquae Sextiae e di Vercelli (102 e 101 avanti Cristo).


Cap. XLV

L’«altro mare» cui si accenna in questo capitolo è l’oceano Glaciale Artico, ritenuto allora il confine del mondo. Tacito parla