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128 ATTO VANNUCCI - DISCORSO SU TACITO

re il vero dal falso. Ma Tacito non fece difetto alla prova e dette saggio di profonda sagacità nel vedere ciò che formava l’indole vera del popolo. E oggi stesso si hanno prove irrefragabili che egli colse nel segno, perocchè anche dopo il volgere di tanti secoli troviamo nel fondo del loro carattere i Germani moderni somigliare agli antichi descritti da Tacito. Egli dapprima ritrae l’universale natura, e i più notevoli istituti dell’intera nazione: poi ci conduce a vederne le sedi, e ad uno ad uno ci pone davanti con le loro differenze tutti i popoli stanziati tra il Reno e il Danubio. È facile a intendersi quella loro prodezza in battaglia dopochè egli ci ha detto che ogni loro istituto, i riti religiosi, i costumi, le leggi, i giornalieri esercizi e perfino i sollazzi erano intesi a rendere animosi e forti quegli uomini dagli occhi cilestri, dalle rosse chiome, dalle grandi persone: che onor primiero di loro gioventù si teneva l’essere in pubblico consiglio dichiarati capaci delle armi, e adornati di esse con rito solenne: che gli onori ai prodi, e le turpi pene ai codardi accendevano la virtù in ogni cuore: che grande eccitamento aveano dal credere che un Dio gli assistesse nelle battaglie, e dall’ascoltare le strida delle madri e delle spose e il pianto de’ loro figliuoli. Fortissime e degne di tali uomini Tacito ci dipinge le donne che accorrevano a recar cibi ai combattenti, a medicar le ferite, e all’uopo cacciavansi dinanzi ai cadenti, e le pieganti battaglie restituivano colle istanti preghiere, col mostrare lor petti, e col ricordare vicina lor servitù. Dall’austera educazione e dal severo costume: veniva questa fortezza al debole sesso, che di buon’ora avvezzavasi a pensare a virtù e a dilettarsi dei casi di guerra. A questo medesimo intendevano i presenti del dì delle nozze nelle quali alla sposa novella