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142 ATTO VANNUCCI - DISCORSO SU TACITO

de stoltezza non servì ad altro che a mostrare più che mai l’impotenza della tirannide e a renderla più abominevole. Qualche storico venduto al dispotismo maledisse alle vittime ed esaltò gli oppressori: Velleio Patercolo lodò Tiberio e Seiano, e non riuscì ad altro che a infamare sè stesso. La verità si può maltrattare, non spegnere, perchè Dio non permette la morte di questa sua figlia diletta. Essa sopravvisse ai delatori e ai tiranni di Roma, e se Velleio Patercolo istoriografo di corte le faceva ingiuria, Tacito storico dei popoli la rimetteva in onore e la consacrava nelle sue pagine eterne.

L’opera di Tacito è altamente morale, altamente confortatrice. Le sue parole sono una prova solenne a sostegno del vero, una difesa eloquentissima della virtù. Dopochè egli ha parlato, non potrete credere un istante che vi sia forza umana che possa dare felicità al delitto. Osservate Nerone agitato dalle furie dopo il più grande di tutti i misfatti. Gli fanno spavento i luoghi dov’ei lo commise: tristi suoni e lamenti gli alterano la fantasia e lo costringono spaventato a fuggire. Tiberio dopo aver contaminato la terra di sangue sente rivolte in suo supplizio le sue medesime vergogne e scelleratezze. Egli non sa più che dire e che fare, giura agli Dèi che si sente ogni giorno perire, e nei recessi di Capri non trova scampo ai tormenti che gli straziano l’anima. Una turba di spettri, un popolo di vittime grondanti sangue gli passano continuamente dinanzi allo sguardo atterrito, e gli rinfacciano i suoi delitti in terribile suono. Invano vorrebbe fuggire: gli spettri gli sono assidui compagni al letto, alle mense, ai diporti. Tiberio che vinse tutti gli uomini, che altraggiò tutte le leggi, ora è vinto dalla propria coscienza: la sua anima come quella di tutti i