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171 ATTO VANNUCCI - DISCORSO SU TACITO

gionandosi di studii, noi siamo insieme nominati, se a chi parla di te io corro subito al pensiero. V’ha di que’ che ci son preferiti. Ma purchè ci uniscano, niente mi cale del dove. Poichè quello io stimo il primo, che ti è più vicino. Anzi tu devi altresì avere osservato, che i testatori (salvo il caso di un particolare amico dell’uno o l’altro di noi) ci lasciano gli stessi stessissimi legati. Il che tutto tende a far sì, che ogni di più ci amiamo l’un l’altro; mentre gli studii, i costumi, la fama e le estreme testimonianze degli uomini ci legano con tanti nodi — .

Ad ogni passo di questo prezioso carteggio si trova l’entusiasmo per le nobili virtù dell’ingegno. Plinio si fa una gloria dell’amicizia di Tacito, desidera di essere ricordato negli scritti immortali di lui, e francamente gliene muove preghiera. — Io già predico, nè la mia predizione è fallace, che le tue istorie saranno immortali; ond’io (tel dirò apertamente) tanto più bramo di entrarvi. Che se ci adoperiamo per solito, perchè la nostra imagine sia espressa da qualche illustre artefice, forse desiderar non dobbiamo che tocchi alle nostre azioni uno scrittore e un lodatore tuo pari? — Poscia gli racconta un suo fatto onorevole di cui brama che si faccia memoria e da ultimo conclude. — Queste cose, quali esse siano, tu le renderai più celebri, più illustri, più grandi; benchè io non esigo che tu oltrepassi la misura del fatto. Poichè l’istoria non debbe esagerare la verità, e la sola verità basta alle azioni virtuose — .

Ma il nome di Plinio il giovane non si trova neppure una volta negli scritti di Tacito. O non esaudì la preghiera, o lo fece nelle parti delle sue opere che il tempo ha distrutte.

Non si sa precisamente quando Tacito finisse di vivere. Forse toccò l’impero di Adriano. Il certo si è che