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186 ATTO VANNUCCI - DISCORSO SU TACITO

non contento a punire i lodatori di Tacito, Napoleone cercava uomini che lo screditassero. Nel 1806 poco dopo la vittoria di Austerlitz si rivolse al Suard segretario perpetuo dell’Istituto e lo pregò di fare un commento su Tacito per rettificarne gli errori e i falsi giudizi. Grandi premii sarebbero stati riserbati a chi facesse quest’opera piacevole all’imperatore: ma il vecchio segretario liberamente rispose che la fama di Tacito era sì grande che sarebbe stata cosa vana il pensare a menomarla. Napoleone fu colpito da queste parole come lo sarebbe stato da una sentenza di Tacito stesso: e non che deporre il nemico pensiero si accese in esso di più. Cercò di altri che si prestassero a servire al suo sdegno e trovò chi con tutta compiacenza si fece l’eco del pensiero imperiale. Pochi giorni dopo il giornale dei Debats dichiarava la guerra allo storico odiato dall’imperatore. Nei numeri dell’11 e del 21 febbraio del 1806 comparveso due articoli contro lo storico e contro i filosofi suoi ammiratori. Si faceva loro carico di avere rimesso in onore Tacito odiatore dei tiranni e pittore energico della corte e dei delitti imperiali, e si vituperavano come nemici di ogni autorità e di ogni freno. Questi poveri filosofi, diceva il giornale, erano tormentati da uno spirito di fazione e di rivolta che trovava continuamente negli scritti di Tacito nuovi alimenti.

Così tentavasi di far comparire cattivo e spregevole tutto ciò che poco prima era stato celebrato con ogni guisa di lodi. Ma ad onta di questi sforzi, nè le libere idee nè Tacito caddero di pregio. Tacito si studiò e si tradusse durante l’impero anche ad onta degli sdegni di Napoleone: poscia l’amore e il culto per lui si accrebbe all’amore della libertà. Meglio e più gravemente fu-