Pagina:Tacito - La Germania, versione di F. T. Marinetti, 1928.djvu/29

Da Wikisource.
29 TACITO - LA GERMANIA

ra ma su flotte armate e l’immenso Oceano, direi agl’antipodi del paese nostro, è raramente percorso da navi. D’altra parte, senza parlare del pericolo di un mare orrido e sconosciuto, chi mai, lasciata l’Asia o l’Africa o l’Italia, sarebbe andato in Germania, squallida terra sotto rigido cielo, triste a coltivarsi e a guardarsi, se non fosse la sua patria?

Celebrano nei carmi antichi, unico loro modo di ricordare e fare la storia, il Dio Tuistone, nato dalla Terra e suo figlio Manno, capostipiti e fondatori di quella gente. Assegnano a Manno tre figli dai cui nomi i prossimi all’Oceano sono chiamati Ingevoni, i centrali Erminoni e gli altri Istevoni. Alcuni affermano colla libertà degli storici del passato, che da quel Dio siano nati più figli e più nomi di popoli, Marsi, Gambrivi, Suebi, Vandali, e che tali siano i veri e antichi nomi. Secondo questi storici, il vocabolo Germania è recente e da poco tempo aggiunto; i primi che passato il Reno, ne scacciarono i Galli e ora sono detti Tungri, si chiamavano una volta Germani. Così insensibilmente prevalse il nome della nazione sul nome della gente, e tutti si fecero chiamare Germani dal vincitore per intimorirlo, poi adottarono il nome che avevano inventato.


III

Si racconta che visse fra di loro Ercole, e nel-