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87 TACITO - LA GERMANIA

tello e Papiro Carbone. Se contiamo da quell’anno al secondo consolato dell’imperatore Traiano sono 210 anni: tanto stentammo a vincere la Germania. In un così vasto spazio di tempo i danni furono scambievoli. Non il Sannio, non i Cartaginesi, non le Spagne nè le Gallie, neppure i Parti ci preoccuparono più spesso, poichè la libertà dei Germani è più ostinata del regno di Arsace. Che altro ci potrebbe rimproverare l’Oriente stravinto da un Ventidio se non il massacro di Crasso, ma dopo la morte di Pacoro? I Germani dopo avere sbaragliati e catturati Carbone e Cassio e Scauro Aurelio e Servilio Cepione e Gneo Manlio, strapparono al popolo romano cinque eserciti consolari e a Cesare tre legioni e Varo. Non impunemente Caio Mario li sconfisse in Italia, il divo Giulio nella Gallia, Druso Nerone e Germanico nelle loro sedi; dopo, le grandi minacce di Gaio Cesare si mutarono in scherzo. Quindi la pace, che durò finchè approfittando della nostra discordia e delle nostre lotte civili, i Germani espugnarono i quartieri invernali delle legioni e assalirono pure le Gallie.

Furono in questi ultimi tempi, nuovamente scacciati di là, e trionfammo sopra di loro più che non li vincemmo.