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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/125

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DEGLI ANNALI

guerre, per frode d’una malvagia sia spento, voi allora potrete lamentarvene in senato, invocare le leggi. Non è proprio uficio dell’amico il piagnerlo senza pro; ma l’avere in memoria ed effettuare le sue volontadi. Piangeranno Germanico ancora gli strani: vendicatel voi, se amaste me, e non la mia fortuna. Presentate al popol romano la nipote d’Augusto e moglie mia; annoverategli sei figliuoli; la pietà moverete voi accusanti: e se i traditori allegheranno qualche scelerata commessione, o non saranno creduti o non perciò assoluti.„ Giurarono gli amici, stringendogli la destra, di lasciare anzi la vita, che la vendetta.

LXXII. Voltatosi alla moglie, la pregò che per amor suo, per li comuni figliuoli ponesse giù l’alterigia: cedesse alla fortuna crudele; nè in Roma, competendo, inasprisse chi ne può più di lei. Queste cose le disse in palese: e altro nell’orecchio; credesi quel che ei temea di Tiberio; e indi a poco passò. La provincia e li vicini popoli ne fecero gran corrotto e se ne dolsero gli stranieri e i re; si era piacevole a’ compagni, mansueto a’ nimici, nelle parole e nell’aspetto venerando: e senza invidia o arroganza riteneva sua gravità e grandezza.

LXXIII. L’esequie furono senza immagini o pompa, splendentissime per le sue laudi, e ricordate virtù. Assomigliavanlo alcuni ad Alessandro Magno; perchè ambi furon belli di corpo, d’alto legnaggio; morirono poco oltre trent’anni, in luoghi vicini, tra genti straniere, traditi dai loro. Ma questi fu dolce alli amici, temperato ne’ piaceri, contento d’una moglie, certo de’ suoi figliuoli. Combattè niente menò, e senza temerità; e nel mettere il