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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/151

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144 DEGLI ANNALI

e si prese l’esilio; nè osò chiederne grazia, se non al tempo di Tiberio, col caldo di Marco Silano suo fratello, potente per grande facondia e nobiltà; dal qual Tiberio ringraziatone il senato, rispose, rallegrarsi anch’egli, che il fratel di lui fosse di lungo pellegrinaggio tornato; e con ragione, poiché nè senato nè leggi il cacciò; ma terrebbe ferma l’offesa, e disposizione di suo padre contro di lui. Così poscia visse in Roma sicuro, ma esoso1.

XXV. Proposesi di moderare la legge Papia Poppea, che Augusto, già vecchio, dopo le Giulie fece, per muovere gli smogliati con le pene2, e per ingrassare il fisco3; nè perciò crescevano (mettendo più conto l’essere scapolo) i mogliazzi, nè i

  1. Pronunziasi l’una e l’altra s come esito, uso, esilio, esalo; E significa Esoso proprissimamante un cittadino mal visto, e in disgrazia dello stato che regge, che non ha cagioni di punirlo; ma non lo può vedere, e non gli dà onori.
  2. Incitandis caelibum poenis. È un tacitismo, secondo il quale si può dire, Per accrescere agli smogliati le pene. E forse ci ha scorrezione. Morirono nella guerra civile ottantamila da portar arme. Giulio Cesare fece forti leggi perchè la gente si maritasse. Augusto tutte le ridusse a una, e la fece dire, non sua, ma Papia Poppea, da’ nomi de’ consoli di quell’anno 762, per li molti lacci e oncini aggiuntivi alle facoltà de’ privati; tali, che Severo imperadore, e li seguenti giureconsulti, tutte queste, e simili inique leggi Papie annullarono.
  3. Questa era l’intenzion principale e l’anima della legge. Andavano dottoretti storcileggi, messi al terzo o alla metà del guadagno, a cercar le case e levar le scritture, per trovare chi godesse lasci o redità contro alla legge, la quale storcendo per modi iniquissimi, erano con loro sicarie armi legali delli stati d’ognuno ammazzatori.