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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/202

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LIBRO QUARTO 195

stagione. Ancora si trattò di Cassio Severo confinato: costui di brutta origine, mala vita, ma eloquentissimo, si fe’ tanti nimici, che per giurato giudizio1 il senato il cacciò in Candia; dove avendo2 cielo e non vezzo mutato, e rimbottato nuove cagioni, toltogli beni, acqua e fuoco, invecchiò nel sasso di Serifo.

XXII. Nel detto tempo Plauzio Silvano pretore gittò da alto Apronia sua moglie; non si sa la cagione. Tratto da L. Apronio suocero dinanzi a Cesare, rispose barbugliando, che dormiva profondo: non potea sapere: gittossi dassè. Tiberio tosto ne va alla casa: vede in camera le tracce delle fatte forze e difese: riferisce al senato: e dati i giudici, Urgulania avola di Silvano gli mandò il ferro, credesi di consiglio del principe, per l’amicizia d’Augusta con lei. Al reo la mano tremò; e fecesi segar le veni. Numantina, sua prima moglie, fu d’averlo con malie latto stolido accusata, e assoluta.

  1. Quando un senatore aveva detto la sua sentenza, se, oltre alle ragioni, giurava che così credeva esser utile alla repubblica, questo si chiamava giudizio giurato: era creduto; e giuratasi in questa forma: Se io così credo, vengami ogni bene; SI SCIENS FALLO TVM ME DIESPITER BONIS DEIICIAT VT EGO HVNC LAPIDEM DEIIGIO. Con tal giuramento cominciò poi tutto il senato a fare alcuni decreti, per dare loro più forza. Tito Livio nel libro 40 dice che L. Petilio libraio divegliendo un suo campo, vi trovò libri di Numa, dove si disputava dell'autorità del pontefice. Il governator di Roma gli lesse, e giurò giudicarli di scandolo alla religione. Onde furono in pubblico arsi; ma prima stimati e pagati a Petilio.
  2. Questo concetto, per queste fiorentinità, num nam melius, che il latino, che è alla comune?