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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/21

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14 DEGLI ANNALI

rini d’oro; a’ soldati di guardia venticinque per testa, a’ legionari romani sett’ e mezzo. Vennesi agli onori. Proposero i più notabili, Asinio Gallo, che l’esequie passassero per la porta trionfale; L. Aninzio che i titoli delle leggi fatte, e i nomi delle genti vinte da lui andassero innanzi. Val. Messala aggiugneva, che ogn’anno si rinnovasse il giuramento a Tiberio, il quale a lui volto si disse: „ Che dicesti? Holti fatto dire io?„ Rispose: „ Di mio capo l’ho

    li mille H-S per testa a’ soldati di guardia, fiorini 25, e li 300 a’ legionari, fiorini sette e mezzo. Ora essendo quel nummo d’oro il medesimo che il nostro fiorino, cioè una dramma, o vero un ottavo d’oncia d’oro obrizo, cioè fine e senza mondiglia, che vale il presente anno 1599 in Firenze lire dieci, quel denario romano ci viene a valere oggi una lira; quel sesterzio nummo, cinque soldi piccioli; quello asse o libella, due soldi. Due corollari aggiugnerò. L’uno che Firenze cominciò a battere il fiorino l’anno 1252 per una lira di moneta, sì buona era! L’anno 1530 valeva sette lire, si peggiorate erano! Oggi ne vale dieci. A questo avvenante la moneta si condurrà tosto a que’ capelli d’aguti che dovettero essere la moneta di ferro degli Spartani; con grand’errore dei principi che di tanto peggiorano l’entrate loro, e gli antichi livelli, lasci, censi e crediti de’ privati e disturbano il commerzio, non meno a non tener ferma la moneta, che è misura del valore delle cose contrattabili, che se mutassero stadera, staio, barile e braccio, che son misure della loro quantità. L’altro corollario è, che si come il Faro, da Tolommeo Filadelfo edificato sopra quattro basi di vetro con l’arte di Sostrato da Guido architetto, mosse, per la sua utilità e maraviglia, ogni città a fare nel porto suo anch’ella un Faro per la salute de’ naviganti: similmente il nostro fiorino per la sua bellezza e bontà fu ricevuto con tanto applauso, che ogni potentato volle battere e nominare fiorini. Oggi in zecchini, scudi, piastre e ducatoni se n’è ita la gloria di sì bel nome.