Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/27

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20 DEGLI ANNALI

vedendo il bello. De’ primi, tutti convengono; in luogo d’Arunzio pongono alcuni Gneo Pisone; e tutti, da Lepido in fuori, ne’ lacci di varie colpe, che loro tese Tiberio, incapparono. Punse ancora quel sospettoso animo il dire Quinto Aterio.„ Quanto vuoi tu, o Cesare, che la repubblica stia senza capo?„ e ’l dire Mamerco Scauro: „Il senato spera, poiché ai consoli non hai contraddetto come tribuno, che tu gli farai la grazia.„ Contro Aterio si versò immantinente: a Scauro più inviperato non rispose. Stracco, ch’ognuno sciamava, ciascun si doleva, calò, non a confessar d’accettare, ma a dire: „Orsù finiscasi tanto negare e tanto pregare1.„ Aterio andò per iscusarsi a palagio, e fu per esservi morto dalla guardia; perchè nell’abbracciar le ginocchia a Tiberio, che passeggiava, il fe’a caso, o in quelle mani incespicato, cadere: nè lo placò il pericolo di tanto uomo, sì fu da importuni preghi d’Augusta, ove ricorse, difeso.

XIV. Stucchevoli ancora erano i Padri nel piaggiare Augusta: chi genitrice, chi madre della patria la voleva appellare: molti, dopo il nome di Cesare, si scrivesse figliuolo di Giulia. Egli dicendo: Gli onori delle donne dovemi temperare, e lo farebbe dei suoi2; ma invidiando l’altezza di lei, come la sua

  1. Altri dicono che egli accettò l’imperio sì veramente che i Padri si contentassero di tosto ripigliarlosi per dare alla sua vecchiezza riposo.
  2. Della non finta modestia, e delle buone opere di Tiberio, massimamente mentre visse Germanico, grandi cose si leggono; ricusò il tempio, il nome d’Augusto, di padre della pativa, ed il giuramento annuale. Non tenne stabili; non vita splendida; riveriva i magistrati. Voleva nelle sue cause giu-