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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/297

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290 DEGLI ANNALI

a pentirsi; perchè Fraate e Gerone, e gli altri, che non s’eran trovati a porgli la diadema, chi per paura, chi per invidia d’Àbdagese, che comandava la corte e il nuovo re, si rivoltarono ad Artabano; e trovatolo in Ircania, lordo, spunto, e sfamarsi con l'arco, lo spaventarono, quasi venuti ad ucciderlo; ma datogli la fede, che anzi a rendergli il regno, si riebbe, e domandò la cagione di sì subito mutamento. Gerone rispose; Tiridate esser fanciullo: non regnare uno Arsacida, un guerriero, ma un nome vano, uno straniero morbido; Abdagese esser il re.

XLIV. Conobbe il pratico a regnare, che i falsi amici odio non fingono; e a furia chiamò aiuti di Scizia: e senza dar tempo a’ nimici a pensare, nè agli amici a pentire, corse via così lordo per muovere nel volgo rancura1. Non preghi, non inganni, non arte, lasciò per guadagnare i dubbi e confermare gli amici. Avvicinandosi con grande oste a Seleucia, Tiridate era sbattuto dalla fama d’Artabano, e già dalla presenza, e confuso da’ consiglieri. Alcuni volevano che ei l'affrontasse e combattesse su-

    dronirsi: mature facto opus est: mentre il cane si gratta, la lepre se ne va.

  1. Rancore significa odio; e s’usa, rancura, compassione; e oggi non s’usa. A me viene rancura della perdita di questa voce bellissima, e ne’ libri antichi spessissima. Dante nel ventesimo del Purgatorio:

    Come per sostener solaio o tetto
    Per mensola talvolta una figura
    Si vede giugner le ginocchia al petto,
    La qual fa del non ver vera rancura
    Nascer a chi la vede.