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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/330

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SUPPLIMENTO AL LIBRO OTTAVO 323

Nuovi e inauditi balzelli: processi e morti non mai tante, a far danaro. Molti dal senato, più altri da Caio condannati: e a non celar sua crudeltà, mise ei stesso fuori de’ suoi la lista; sol dolente e irato degli uccisi, che per povértà potean vivere. Prevennero con morte i supplizj, accusati di fallo ne’ militari doveri, Calvisio Sabino, de’primai senatori, di ritorno della Pannonia, e sua moglie Cornelia, più forte che di virtù. Tizio Rufo ancora i dì s’accorciò, datagli colpa che dicesse: „il senato non parla come pensa„. Nè pur l’esilio fu sicuro asilo contro il disumano principe; chè credendo gli pregasser morte, o tranquilla nè trista vita cogli studi di filosofia traesser gli esuli, mandò scherani per l’isole a tutti ucciderli. Fu tra questi laidamente fatto in pezzi Avilio Flacco, di cui più sopra; che a’ carnefici resistendo fe’ vedere che nè morir seppe da forte, nè viver da saggio.

XVII. Senz’altrui spinta venne da sè a dar di ragna Erode tetrarca di Galilea, più per arte dell’impudica e superba Erodiade, che per sua, tratto in fosso. Sapendole agro che Agrippa il fratello, già povero e fuggiasco, per sovrano favore faccia omai gran figura, per dovizie e scettro; a brama di regno il marito, ad ozio più ch’a gloria portato, suo mal grado accese. Iti ambo in Roma a comprar con regali tal dignità, Caio in Baia incontrarono che con real lusso i lidi correa di Campagna.

XVIII. Là pur venne Fortunato, da Agrippa spedito con lettera, che Erode accusava d’alleanza con Artabano, e di novità; per cui, arnesi da guerra accolto avea, da armar settantamila. Ciò letto Caio, destramente interrògato Erode di tante armi, e da