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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/435

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428 DEGLI ANNALI

lia mandò il tribuno a ucciderla. Condannossi ancora di mal tolto Cadio Rufo, accusato da Bitiniesi.

XXIII. Alla Gallia Narbonese, per la molta reverenza al senato, fu conceduto che a’ senatori narbonesi, sì come a’ ciciliani, fusse lecito, senza licenza del principe, riveder casa loro. Gl’Iturei e i Giudei, per morte de’ re loro Soemo e Agrippa, furono aggregati al governo di Soria. L’augurio di salute, già vinticinque anni tralasciato, piacque rimettere e continuare. Avendo Cesare allargato l’imperio, il cerchio ancora della citta, per lo costume antico allargò; per lo quale è conceduto a coloro che hanno ampliato l’imperio, ampliare ancora la città. Non l'usarono già, per grandi nazioni che soggiogassero, i capitani della repubblica, se non L. Silla e poi Augusto.

XXIV. I re ci ebbero, chi dice vana, chi vera gloria. E qui mi par non fuori di proposito notare ove Romolo cominciò il primo cerchio dal Fòro Boario, ove noi vediamo quel bue di bronzo (però che tale animale si mette all’aratolo) cominciò a disegnaido con un solco, includendovi il grande altare d’Ercole. Indi piantò sassi con certa distanza a’ piè del Monte Palatino sino all’altare di Conso a’ magistrati vecchi, al tempietto de’ Lari. Il Fòro Romano e’l Campidoglio si credono aggiunti da T. Tazio. Crebbe poi con la fortuna il cerchio. Ove il terminasse Claudio è agevol conoscere, ed è scritto ne’ libri pubblici.

XXV. Entrati consoli C. Antistio e M. Suilio, s’avacciò l’adottamento di Domizio per l’autorità di Pallante; il quale d’intrinseco d’Agrippina, per le condotte nozze, divenutone adultero, stimolava Clau-