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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/456

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LIBRO DUODECIMO 449

poteva far signore il figliuolo, ma non sopportarlo signoreggiante.

LXV. Ora di Lepida fu rapportato, d’avere con malie cercato il matrimonio del principe, e poco frenati li schiavi suoi in Calabria per tuibare la pace d’Italia. Per sì fatte cagioni fu dannata a morte; sclamandone molto Narciso, il quale ognora più temendo d’Agrippina, dicono che tra gli amici, disse: „Regni Britannico o regni Nerone, spedito sono. Ma io sono a Claudio tanto obbligato, che metterò la vita per lui volentieri. Convinsi Messalina e Silio: ora ci son da fare le medesime accuse; ma se Nerone succederà, me ne saprà il mal grado: e questa matrigna farà ogni cosa per disperder Britannico vero successore, con tutta sua casa; talchè io faceva minor male a starmi cheto di quelle vergogne prime, perchè non ci mancano queste seconde di Pallante; tanto stima ella poco l’onore, il grado, il corpo, ogni cosa, per regnare.„ Alzava le mani al cielo: abbracciava Britannico, pregando gl’Iddii che lo facesser crescer in età e vigore, per cacciar via i nimici del padre, e vendicarsi degli ammazzatori della madre.

LXVI. Claudio sotto ’l pondo di tanti pensieri ammalò, e andò per riaversi alla buon’aria e bagni di Sessa. Agrippina, già risoluta d’avvelenarlo, e quella occasione sollecitando, nè mancando ministri, si consigliava con qual veleno: repentino, scoprirebbe troppo; a termine e stento, Claudio se n’avvedrebbe, e condotto al capezzale, lo strignerebbe l’amore a lasciare al figliuolo. Piacque veleno che lo facesse uscir di sè, e morir adagio. Composelo Locusta, stata già condannata per maliarda, e poi più tempo tenuta tra