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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/60

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LIBRO PRIMO 53

non conoscono imperio romano, non hanno provato supplizi, non sanno ragionar di tributi. Or noi, che gli abbiamo scossi e rimandatone scornato quello indiato Augusto1, quello eletto Tiberio, non temiamo di un giovanastro novello, o di un esercito abbottinato. Se la patria, il sangue, i riti antichi, vi son più cari che i padroni e le nuove colonie, seguitate più tosto Arminio di gloria e di libertà, che Segeste di brutta servitù capitano.„

LX. Mossero tali spronate non pure i Cherusci, ma i vicini, e seco trassero Inguiomero zio paterno di Arminio, di antica autorità coi Romani. Onde Cesare più dubitando; per fuggire la carica di tutta la guerra, insieme mandò Cecina con quaranta coorti romane per li Brutteri al fiume Amisia, per tener disgiunti i nimici. Pedone capitano vi condusse i cavalli per la Frisia: egli con quattro legioni vi navigò per i laghi; così a quel fiume fecero massa fanti, cavalli e legni. I Cauci si offersero e furon ricevuti in aiuto. I Brutteri, che il paese proprio abbruciavano, furon rotti da Stertinio, mandatovi con gente leggiera da Germanico. Nel predare ed uccidere, trovò l’aquila della legion diciannovesima, che Varo perdè: l’esercito n’andò al fine de’ Brutteri, e quanto paese è tra l’Amisia e la Luppia guastò, non lungi del bosco di Teubergo, dove si diceva essere allo scoperto l’ossa di Varo e delle legioni.

LXI. Onde a Cesare venne desio di seppellirle: tutto l’esercito ivi compianse i parenti, gli amici, i

  1. Transumanato. Parole formate da Dante. Qui convengono molto ad Arminio feroce, irato, gloriante sè, e deridente Augusto.