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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/14

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14 DEGLI ANNALI

mutamento Nerone attinge il fine, e gli amici ne temeano, e pregavanlo a guardarsi da quella, sempre atroce, allora falsa donna. Riveggendo egli un giorno le vesti e gioie delle passate Imperadrici, mandò a donare alla madre senza ritegno le più ricche e care. Ella alzò la boce: „Non di tali onori pascerla il figliuol suo, ma torle gli altri: e dell’imperio, datogli intero, renderle questo spicchio„. Non vi mancò chi tutto rapportasse, e peggio.

XIV. Nerone, che quelli non poteva patire, per cui la donna era superba, levò a Pallante il maneggio datogli da Claudio, col quale governava quasi tutto ’l regno. Dicono che partendosi egli con gran comitiva, Nerone a proposito disse, che egli andava a render l’uficio. Vero è che egli aveva pattuito, che senza rivedere i conti suoi pubblici, s’intendessero saldi e pari. Agrippina imbestialisce, e grida in modo che il principe l’ode: „Che Britannico era il figliuol vero e degno, e d’età da tenere l’imperio del padre, usurpatogli per opera di lei trista da quello adottato posticcio con sì scelerate nozze e veleno. Deansi pur fuora tutti i mali (dicev’ella) di quella casa infelice. Mercè degl’Iddii e sua, il figliastro esser campato, con esso andrebbe in campo, ave s’udirebbe la figliuola di Germanico da una parte, Burro e Seneca, un monco, e un pedante, dall’altra, pretendere il governo del genere umano.„ Arrostava le mani: diceva ogni male: chiamava Claudio da cielo, l’anime de’ Silani d’inferno, i tanti peccati orrendi fatti senza alcun pro.

XV. Nerone se n’alterò: e compiendo Britannico quattordici anni tra pochi dì, considerava or la