Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/180

Da Wikisource.
180 DELLE STORIE

e avaro; e quella sua già da’ soldati celebrata severità gli addolorava, sfuggendo l’antica disciplina; già per xiiii anni con esso Nerone sì male avvezzi, che così amavano i vizj de’ principi, come già rispettavano le virtù. Disse anche Galba una parola, buona per la repubblica, non per lui: „Che sceglieva e non comperava i soldati;„ ma non corrispondeva nell’altre cose.

VI. T. Vinio e Cornelio Lacone, l’uno il peggiore, l’altro il più dappoco uomo del mondo, incaricando il debol vecchio dell’odio delle ribalderie, lo rovinavano col dispregio delle viltà. Il viaggio di Galba a Roma fu tardo e sanguinoso, avendo uccisi Cingonio Varrone, eletto Consolo, come compagno di Ninfidio, e Petronio Turpiliano Consolare, come capitan di Nerone, non uditi, nè difesi, quasi innocenti. L’entrata sua in Roma fu male agurosa per tante migliaia di soldati disarmati, tagliati a pezzi, e spaventosa eziandio agli uccidenti. La città fu piena di soldati non soliti; venutavi una legione di Spagna, e rimasevi quella che Nerone trasse di mare, oltre alle genti germane, britanne e illirie, dal medesimo Nerone soldate e mandate a chiuder le porte Caspie, per la guerra che egli ordinava contro alli Albani, e poi richiamate per opprimer gli ardimenti di Vindice. Materia grande a far novità, non disposta più a uno che a un altro, ma al primo che ardisse.

VII. E vennero a proposito avvisi come furono ammazzati due, che tumultuavano, Clodio Macro in Affrica da Trebonio Garuciano Procuratore, per ordine di Galba, e Fonteio Capitone in Germania da Cornelio Aquino e Fabio Valente, Legati di legioni,