Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/201

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facessero, ferissero, se così pareva bene per la repubblica. » Non attesero quel dicesse: non è chiaro chi l' uccidesse : alcuni dicono Terenzio Evocato > altri Lccanio , i più, che Camurio, soldato ilcl'a legion quindicesima, lo scannò: gli altri gli minuzzarono braccia e gambe (perchè il busto era armato ) al quale, già tronco, tiraron bestiali colpi e molti.

XLII. Assalsero T. Vinio; di cui ancora si dubita, se per la paura gli cascò il fiato, o pur gridò; » Non esser da Otone la sua morte stata commessa. » Facesscgliel dire la paura, o'I confessasse, come sciente della congiura: la vita e fama sua voglion più tosto che ei fusse consapevol di quella sceleratezza di cui era- cagione. Dinanzi al tempio del divino Giulio spirò: la prima ferifa ebbe sotto il ginocchio ; poi da Giulio Caro, soldato di legione, ne'fianchi fu passato fuor fnora.

XLlII. Vide l'età nostra quel giorno un memorevole uomo: Sempronio Denso, di Centurione di coorte pretoria, assegnato da Galba alla guardia di Pisone, sfoderato il pugnale, s'avventò alli armati, e chiamandoli traditori, e in sè rivoltandoli; e con le mani e con la voce sì fece, che Pisone, benchè ferito, fuggi nel tempio di Vesta, e da uno di quei ministri per misericordia ricevuto, s'allungava la morte, non con la religione, ma con l' aqquattarsi. Eccoti venir difilati a posta, mandati da Otone per lui ammazzare, Sulpizio Floro delle coorti britanniche, fatto poco innanzi cittadino da Galba, Stazio Murco alabardiere: dai quali Pisone fu tratto fuori e fattone pezzi in su la porta del tempio.

XLIV. Di niuna morte dicono avere Otone fatto