Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/241

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marittime; avendo di tentarle e pigliare la provincia Narbonese , dato carica a Svedio Clemente, Antonio Novello, Emilio Pacense. Ma questi alla licenza de’soldati cedè: Novello non aveva autorità; Clemente per ambizione lasciava i soldati esser licenziosi , e di combattere era troppo avido. Non pareva che andassero per Italia lor patria, ma per paese straniero; ardendo, rubando, guastando nimiche città ; tanto più atroci, quanto meno aspettati. Era ancora la ricolta sopra la terra, le case aperte: andavano loro incontro i padroni con le donne e figliuoli, con sicurtà di pace ; ed eran sopraggiunti da’ mali della guerra. Teneva l’Alpi vicine al mare Mario Ma- . turo procuratore. Costui con la gioVentù, che v’ab-. bonda, volle cacciare di Provenza gli Otoneschi; ma furono al primo assalto sbaragliati e uccisi gli Alpigiani ragunaticci ; non d’ ordini, non di Capitano , nè d’onor di vittoria, o vitupero di fuga, conoscitori.

XIII. Accaniti per tale affronto i soldati d’Otone, e non vedendo guadagno a combattere con poveri villani, con armi vili, a pigliar impossibili, per lor velocità e pratica di que’greppi, voltaron l’ira sopra Ventimiglia: e con la calamità di quelli innocenti saziarono l’ avarizia ; e feceli più odiosi il nobile esempio d’una femmina di Liguria, che nascose il suo figliolino : e credendola i soldati aver con ello nascosi i danari , la domandavano con tormenti ove avesse appiattato il figliuolo : ella mostrando il ventre disse : » Qua entro : » nè strazio nè morte la spuntò da quella valorosa parola.

XIV A Fabio Valente giunsero affannati messaggi, che l’armata d’Otone pigliava la Narbonese, già giurata a Vitelli o; e ambasciadori di quelle città a