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o peggiore, da chi prima giugnesse. Arrivarono le genti avviate da Cecina; onde l’armi di Vitellio tenevano tutte le pianure e città, dal Po all’ Alpi, il fior dell’ Italia. Presero intorno a Cremona la coorte di Pannonia, e tra Piacenza e Pavia cento cavalli e mille soldati di mare ; così furon padroni del Po e sue ripe i Vitelliani. Il qual Po a certi Batavi, e d’oltre Reno, mosse vaghezza di passarlo drimpetto Piacenza, ove presero alcune guardie , con tanto spavento degli altri, che riferirono falsamente esservi comparito Cecina con tutto l’ esercito.
XVIII. Spurinna, che teneva Piacenza, sapeva non esser vero: e voleva, se si accostasse, non uscire, nè avventurare tre coorti pretoriane e mille soldati d’insegne con pochi cavalli, contro a un esercito di veterani; ma que’soldati novelli e sfrenati, ritte le insegne e bandiere, saltan fuori: al Capitano che vuol tenerli 3 voltan le punte ; sprezzano i Centurioni e Tribuni: gridano esservi tradimento : è Cecina chiamato. Spurinna seguitò lor pazzia, prima per forza ; poi finse di consentirvi, a fine di persuaderli con più autorità, se si mitigassero.
XIX. Giunti alla vista del Po, e facendosi notte parve da porre il campo. Questa fatica non usata, ai soldati della città tolse animo; e ripenlivansi, e mostravano i più posati, a che pericolo si mettevano d’ essere inghiottiti sì pochi in pianura da Cecina con tanto esercito; e già per tutto il campo parlavan meno altieri, frammettendosi i Centurioni e Tribuni; e celebrando lo gran vedere del Capitano d’ avere scelto per Fortezza e piazza di tutta la guerra quella forte e ricca città. Spurinna non tanto rimproverò -, quanto con le ragioni mostrò la lor colpa: e tutti, dalle spie