Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/262

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Dopo i Giulj, Claudj, Sevvj, lui primo aver messo l’Imperio in nuova famiglia. Vivesse con franco cuore: nè mai si dimenticasse, nè troppo si ricordasse, Otone essere stato suo zio ».

XLTX. Licenziato ognuno, alquanto si riposò ; e già pensando al suo fine, fu sturbato da repentino strepito e nuova, che i soldati minacciavano morte a chi si partisse : e la casa, ove tenevano assediato Verginio, abbattevano di tutta forza. Andò a ripi^endere i movitori del tumulto : e tornato, faceva motto a ciascuno, finchè tutti se ne furono andati salvi. In su la sera gli venne sete e bevve acqua fredda: fecesi portar due pugnali: tastolli: e uno sene mise al capezzale. Saputo non v’esser più amici, si passò quella notte quieta, e affermasi non senza sonno. All’ alba s’infilzò in su ’l pugnale col petto. Corsero al romore di lui, per quella sola ferita boccheggiante, servi e liberti, e Plozio Fermo, Prefetto del pretorio : e ’l seppelliro spacciatamente, come egli caldamente pregò, perchè non gli fosse tagliata la testa per ischernirla. Soldati pretoriani il portarono con laudi e lagrime, baciandoli la ferita e le mani. Alcuni soldati lungo la catasta s’uccisero; non per peccato o paura, ma per amare il Principe e imitare la sua virtù; e poscia a Bedriaco, a Piacenza e in altri alloggiamenti fu cotal morte usata da molti. Fu fatto a Otone sepolcro piccolo, ma da durare.

L. Tal fine ebbe di anni trenta sette. Fu natio della città di Ferente : il padre Consolo, l’ avolo , Pretore ; da lato di madre men chiaro; non però basso; fanciullo e giovane, quale abbiamo detto, per due fatti l’uno bruttissimo, l’altro egregio, meritò fama rea e buona, egualmente. Siccome la gravità di quest’opera non