Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/271

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Alpi , ì più fastidiosi volevan voltar pur a Vienna; ma i migliori li tennero, e passò la legione in Brettagna.

LXVII. Il secondo timore di Vitellio erano i soldati pretoriani. Prima li separò; poi licenziò dolcemente per oneste cagioni 3 i quali rcndevan F arme a’Tribuni; finchè rinforzò voce, Vespasiano aver mosso la guerra; allora ripresele, furono il nerbo di parte Flavia. Mandò la legion prima , che era in armata , in Spagna ad ammansire nella pace e nell ’ ozio ; la undecima e la settima, rimandò alle loro stanze; la tredicesima impiegò in fabbricar anfiteatri , perchè Cecina in Cremona e Valente in Bologna , volevan fare lo spettacolo delli accoltellatori; non lasciando mai Vitellio , per pensieri che avesse , i piaceri.

LXVIII. Così furono i partigiani sbrancati bellamente. Nacque scisma tra i vincitori per cagione giocosa ; se i troppi uccisi non avessero accresciuto l’ odio alla guerra. Vitellio in Pavia metteva tavola, ed avea seco Verginio. Attendono i Generali e’ Capitani a cose gravi, o a conviti fuor d’ ora , secondo che veggono rimperadore; similmente i soldati sono obbedienti o licenziosi. Il campo di Vitellio era tutto confusione e crapola : veglie e baccani, anzi che scuola di milizia. Giucando adunque alla lotta un soldato della legion quinta con un altro degli aiuti galli; riscaldati e punti, il Romano cascò : il Gallo il beffava : i concorsi a vedere presero parie: i legionari corsero addosso alli aiuti , e ne ammazzarono duo coorti. Un altro tumulto rimediò a questo: fu veduto lontano polverìo e armi : e subitamente gridato esservi la legion quattordicesima, che tornava indietro a combattere ; ma saputo esser i sergenti, che