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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/288

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era empiere di prodigiose vivande di qualunque spendio la sfondata gola a Vitellio. A ventidue milioni e mezao d’oro diede fondo in pochi mesi; bastandogli godere, senz’ altro pensare. Grande e misera, Roma, che nel medesimo anno Otone e Vitellio, sopportasti, e mal menata fosti con varia e vergognosa sorte dai Vinj, Fabj, Iceli, Asiatici! E poi ne vennero Muciano e Marcello-, altr’ uomini sì, migliori no.

XCV1. La prima ribellione che Vitellio intese, fu della legion terza, per lettere d’ Aponio Saturnino, non ancor passato anch’egli a Vespasiano : ma non gli scrisse in quel subito spavento ogni cosa. Gli adulanti dicevano, essersi sollevala una legion sola gli altri eserciti fermi in fede. Così disse ancora Vitellio a" soldati : » e che queste false novelle spargevano i pretoriani dianzi cassi : e non v’ era alcun pericolo di guerra civile » ; senza punto nominare Vespasiano, sparse soldati per Roma, a dare al popolo in su la voce, il che la fece più crescere.

XCVII. Pur chiamò aiuti di Germania, Spagna e Britannia, freddamente e non mostrando necessità ; e cosi lo servivano i Legati e le province. Ordeonio Flacco avea da fare per sospetti de’Batavi; Vezio Bolano per non quietar mai la Brettagna : e l’uno e l ’ altro stava in tra due: nè Spagna era sollecita, non avendo allora viceconsolo: e così i Capi di tre legioni d’ egual podere, che avrieno gareggiato in servir Vitellio nella buona fortuna, ora egualmente il bistrattavano nella rea. In Affrica la legione e coorti^ fatte da Clodio Macro e disfatte da Galba, furon rifatte da Vitellio, correndo quella gioventù a servirlo, perchè egli vi fu viceconsolo giusta e beniguo : Vespa«iano il