Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/290

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non avendo potuto , per l’odio e invidia di Valente,

esser grato, nè grande con Vitellio, cercasse nuovo

principe.

C. Cecina partì, abbracciato da Vitellio con grande onore : e mandò parte de’ cavalli innanzi a tener Cremona : appresso i vessillarj delle legioni quattordicesima e sedicesima: seguitaron la quinta e ventiduesima : per retroguardia la ventunesima, detta Rapace, e la prima Italica co’ vessillarj di tre legioni di Brettagna e scelti aiuti. Partito Cecina, Fabio Valente scrisse aii ’ esercito governato da lui, che fermato l’ aspettasse • così esser rimaso con Cecina3 il quale in su ’l fatto però di più autorità, disse, essersi poi pentiti ; per opporsi tutli insieme alla guerra che urgeva ; così fece più ratio marciare a Cremona, e parte a Ostilia. Egli andò a Ravenna, quasi per parlare all’ armata ; poscia elesse Padova per quivi ordire la tradigione con Lucilio Basso, il quale da Vitellio fatto capitano di cavalli, poi dell’ armate di Ravenna, e Miseno Generale, perchè non fu fatto subito anche de’ Pretoriani, si vendicava iella collora iniqua con fellonia scelerata • alla quale non si può sapere se Cecina vi fu tirato da Lucilio, o pur (come accade, che i tristi sono anche simli ) dalla tristizia medesima.

CI. Quei che scrissero questa guerra nei tenpi che casa Flavia regnava, rivoltano, per quella adilare , la cattività di Cecina e Basso in carità dell, patria, di metterla in quella pace e santo governo. Io credo che la loro leggerezza naturale, lo stimare ( tradito Galba ) per niente la fede, e la invidia e gelosia che altri non passasse loro innanzi appresso Vitellio, li facesse rovinar Vitellio. Cecina ra