Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/310

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onor n'è già ito ». Usciron le grida per tutto:

e la terza salutò ( così s' usa in Sorìa ) il nascente

Sole.

XXV. Uscì voce , forse messa per arte del Capitano , Muoiano esser giunto ) e che gli eserciti s' eran salutati con quelle grida. Muovono il passo, quasi cresciuti di nuovi aiuti , e già diradavano i combattenti Vitelliani senza Capo, ciascuno da suo impeto o paura , spinti o ritirati. Quando Antonio li vede piegati, col folto battaglione gli urta, allarga e scompiglia ; nè si potevano , impediti da lor carri e macchine , riordinare. I vincitori alle bande della via fanno calca per fretta di seguitarli. Fece più notevole la mortalità un caso che Vipsanio Messalla conta così : Giulio Mansueto sjsagnuolo , scritto nella Rapace , lasciò a casa un figlioletto, il quale cresciuto fu scritto da Galba nella settima : avvennesi qui nel padre, e lo atterrò di fedita ; mentre l'uno spoglia, Y altro dà i tratti, si riconoscono: spiragli m braccio: il figliuol piagne e scongiura quell'anima del morto padre che )i perdoni la non sua colpa. Ma di tutte quelle maledette armi civili, un soldato solo che parte era ? Levò suso quel corpo; fece la fossa e rese al padre l' ultimo ufficio. Considerollo chi gli era presso ; indi altri: e per tutto l'esercito fu sparso il miracolo , con bestemmiare e maledire sì crudel guerra. Nulla però di meno corrono a spogliare amici, parenti, fratelli, ammazzati: lo mal falto biasimano , e sì il fanno.

XXVI. Arrivati a Cremona, si presentò loro strana e dismisurata fatica. Nella guerra d' Otone i soldati germanici cinsero le mura di Cremona col campo loro; e quello di trincee e nuovi fortific