Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/387

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Alle cose d'Italia e Roma , fastidiose novelle ha che Domiziano esce dei termini dell' età e del lecito a figliuolo. Laonde a Tito consegna gagliardissima parte dell' esercito, per finir del tutto la guerra di Giudea.

LIL Dicono, che Tito al partire molto pregò suo padre : » Non si levasse a furia per maligni rapporti; non si recasse a noia il figliuolo ; non' legioni, non armate assicurar l' imperio , quanto il numero de' figliuoli ; perchè gli amici , per tempo , fortuna , de* siderj o errori, si perdono, se ne vanno, o ti mancano alcune volte; il sangue proprio non si può superare , massimamente da' principi, delle cui felicità godono molti ; le avversità sono de' congiuntissimi ; non sarebbero essi fratelli d' accordo se dal padre non avessero esempio ». Vespasiano non così mitigato con Domiziano, come rallegrato della bontà di Tito , gli disse , che stesse di buon animo ; facesse grande la repubblica con la guerra e con l'armi ; egli penserebbe alla pace e alla casa ; e carico di grano velocissimi legni in mare, ancor crudele, per Roma, Condottasi al verde, e che all'arrivo non ven'avea che per diece dì.

LUI. Fece provveditore , a rifare Campidoglio, LVestino cavaliere, ma d'autorità e fama tra'primi. GÌ' indovini da costui ragunati, dissero : Doversi le vecchie materie gittare in paludi ; il tempio rifare sopra la medesima pianta, nella medesima forma: così volere gli Iddii. Il ventunesimo di giugno, giorno sereno , tutto il giro del nuovo tempio fu coperto di sagre bende e ghirlande. Entraronvi soldati aventi nomi di buon'uria e rami di felici arbori, e vergini di Vesta con piccoli fanciulli e fanciulle aventi padre