Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/426

Da Wikisource.

parte struggendosi, per la lunga pace, di battagliar*, parte, stracchi della guerra, disiando pace, premio e riposo.

XVII. Nè Civile schierò i suoi tacendo: » Quel luogo , diceva , esser testimonio di lor virtù : calcare i Germani e Batavi vestigie di lor gloria, ceneri e ossa di legioni ; ovunque volgasi il Romano , non vedere che sue catene , morti e orrori. Non si perder d'a*nimo per la dubbia giornata ne' Treviri ; la vittoria nocque ai Germani che , lasciate l’ armi, s' empieron le mani di preda : ogni cosa poi esser succeduta lor bene, e male a'nemici. Avere egli, quanto accorto Capitano poteva, provveduto : condottili a combattere in paludi, ove son pratichi, a'nimici contrarie.' nel cospetto e col favore del Reno e delli Iddii germani. Ricordassersi di lor patria, padri "e famiglie. Sarebbe quel giorno o glorioso intra gli antichi o vituperoso nelli avvenire ». Approvato , col percuotersi l'arme e danzare ( cosi usano ), il suo detto , incominciano la battaglia con sassi e palle , e altri tiri, per attrarre nelle paludi i soldati nostri; e quei lo schifavano.

XVIII. Consumati i tiri, e rinfocata la zuffa , i nimici più furiosi, con loro alte persone e lunghe aste fediscono da discosto i barcollanti soldati, sdrucciolanti : e una frotta di Brutteri dalla detta pescaia del Reno venne a nuoto e scompigliò e rompeva le genti d'aiuto, ma le legioni sostennero la carica: la ferocità de' nemici calò , e s' agguagliò la battaglia. Un Batavo fuggitosi a Ceriale, li mostrò che ei romperebbe alle spalle il nimico , mandando cavalli al fine della palude, ove il terreno è sodo, con mala guardia de'Cugerni. Due bande mandatevi col fugI